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Avere tre figli, un reddito di quasi 50mila euro l’anni e far fatica ad arrivare a fine mese…

Nuovi_poveriLa crisi, unita all’evoluzione della società e del mondo del lavoro ha profondamente modificato le condizioni di vita delle famiglie italiane. Così, anche quelle che un tempo erano considerate agiate, oggi si trovano a fare i conti tra mille spese e dover trovare un modo per barcamenarsi nel quotidiano…

 

 


 
 

Dopo un anno di silenzio del Fisco (forse) puoi tornare a dormire sonni tranquilli…

Cartelle di pagamento, fermi, ipoteche e solleciti. Ciascuno di questi provvedimenti ha le sue peculiarità, anche temporali, e memorizzarle non è semplice. Così il contribuente rischia di fare confusione, privandosi dell’opportunità di veder tutelati i propri diritti. 
Proviamo a spiegare le caratteristiche di ciascuna misura, e chiarire in che modo bisogna agire di caso in caso. 
 
La cartella di pagamento “scade” dopo un anno 
 
Agenzia delle Entrate Riscossione te ne ha inviata una, salvo poi non farsi più sentire, e nel frattempo sono trascorsi più di 365 giorni? Se non ricevi un ulteriore sollecito sei al riparo da ipoteche e fermi amministrativi. A ribadire questo principio è stata la Commissione Tributaria Regionale di Milano che, con una recente sentenza (n. 3042/2/2017), si è allineata ai dettami delle Sezioni Unite della Cassazione. 
L’intimazione di pagamento ha, peraltro, una durata ben precisa, ovvero 180 giorni, trascorsi i quali AER ne può notificare una ulteriore. Ciascuna comunicazione interrompe il calcolo dei termini di prescrizione facendolo ripartire “da zero”.
 
 
Come tutelarsi da pignoramenti & co.
La Stato non può “agitare” contro di te lo spauracchio di questa misura, come pure dell’ipoteca o del fermo amministrativo, se la cartella relativa al debito non ti è stata recapitata da almeno 60 giorni. 
Detti provvedimenti devono comunque essere preceduti almeno un mese prima da relativo preavviso, a cui è possibile opporsi entro 60 giorni. 
D’altra parte, per liberarti definitivamente del “giogo” costituito dal debito devono essere decorsi i termini della prescrizione, che variano in base al tributo in questione. 

Sollecito_pagamentoCartelle di pagamento, fermi, ipoteche e solleciti 

Ciascuno di questi provvedimenti ha le sue peculiarità, anche temporali, e memorizzarle non è semplice. Così il contribuente rischia di fare confusione, privandosi dell’opportunità di veder tutelati i propri diritti
 
Proviamo a spiegare le caratteristiche di ciascuna misura, e chiarire in che modo bisogna agire di caso in caso
 
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La cartella di pagamento “scade” dopo un anno 

Agenzia delle Entrate Riscossione te ne ha inviata una, salvo poi non farsi più sentire, e nel frattempo sono trascorsi più di 365 giorni? Se non ricevi un ulteriore sollecito sei al riparo da ipoteche e fermi amministrativi
 
A ribadire questo principio è stata la Commissione Tributaria Regionale di Milano che, con una recente sentenza (n. 3042/2/2017), si è allineata ai dettami delle Sezioni Unite della Cassazione. 
 
L’intimazione di pagamento ha, peraltro, una durata ben precisa, ovvero 180 giorni, trascorsi i quali AER ne può notificare una ulteriore. Ciascuna comunicazione interrompe il calcolo dei termini di prescrizione facendolo ripartire “da zero”.
 

Come tutelarsi da pignoramenti & co.

La Stato non può “agitare” contro di te lo spauracchio di questa misura, come pure dell’ipoteca o del fermo amministrativo, se la cartella relativa al debito non ti è stata recapitata da almeno 60 giorni
 
Detti provvedimenti devono comunque essere preceduti almeno un mese prima da relativo preavviso, a cui è possibile opporsi entro 60 giorni
 
D’altra parte, per liberarti definitivamente del “giogo” costituito dal debito devono essere decorsi i termini della prescrizione, che variano in base al tributo in questione
 
 
La redazione
 


 
 
 

 

I poteri di AER in materia di pignoramenti

Nei mesi scorsi Equitalia ha chiuso i battenti

Pignoramenti_AER

Ma a prendere il suo posto è stata Agenzia delle Entrate Riscossione. Questa esercita oggi un particolare potere nei confronti del cosiddetto anagrafe dei rapporti finanziari, ovvero l’elenco in cui sono riportati i conti correnti esistenti
 
A formare e alimentare detto archivio telematico sono gli istituti di credito, chiamati periodicamente ad aggiornarlo. 
 
In precedenza solo l’Agenzia delle Entrate poteva accedere a queste informazioni, allo scopo di contrastare l’evasione fiscale verificando l’attendibilità dei modelli Isee ricevuti. Dunque, se l’utilizzo dell’anagrafe tributario e finanziario era subordinato a finalità di accertamento, oggi AER è chiamata a svolgere una più concreta e incisiva attività di riscossione
 
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Cosa cambia, nei fatti?

Il nuovo, potenziato, ente in base ai dettami contenuti nella legge che regolamenta l’attività esattoriale non è tenuto a richiedere alla banca di comparire davanti al giudice dell’esecuzione. Per attivare l’iter è sufficiente che AER, tramite Poste Italiane, recapiti al debitore e all’istituto di credito una comunicazione contenente l’atto di pignoramento. 
 
Così, la banca è obbligata a congelare il conto, e se il contribuente entro 60 giorni non estingue il debito, deve corrispondere ad AER l’interno ammontare senza che sia necessaria l’autorizzazione del giudice
Quale sorte spetta al conto? Questo è bloccato fino a che la pendenza viene saldata integralmente
 
 

Che succede a lavoratori dipendenti e pensionati?

Nel caso in cui le uniche cifre accreditate siano quelle relative allo stipendio o alla pensione, le casistiche possibili sono due. Per quanto riguarda eventuali somme già depositate sul conto quando il pignoramento è diventato esecutivo, AER può aggredire solo la quota che eccede il triplo dell’assegno sociale, ovvero 1345, 56 euro
Stipendi e pensioni incassate in un momento successivo possono invece essere pignorate per un massimo di un quinto del totale
 
 
La redazione
 


 
 
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