Samanta: dopo la crisi, ho trovato l’America nell’Europa dell’Est

Il fenomeno della fuga dei cervelli è diventato una vera e propria emorragia che succhia al nostro Paese una quantità enorme di energie e opportunità di sviluppo. Quanti lo avrebbero detto, qualche anno fa, che giovani e promettenti creativi avrebbero lasciato l’Italia alla volta dell’Est? A raccontare al Fatto Quotidiano  i motivi di questa decisione, radicale e coraggiosa, è la protagonista stessa, Samanta Iacumin, 39 anni, friulana, che da un paio d’anni vive in Azerbaijan, dove è art director per un prestigioso marchio italiano di hair stylist.

«Per 19 anni ho lavorato in centro a Udine. Ero socia di due saloni con una ventina di dipendenti. I clienti non mancavano, ma le tasse erano insostenibili». Poi tre anni fa, è proprio il caso di dirlo, “il colpo di testa”: Samanta decide d’iniziare la carriera di free lance oltreoceano, ma negli States si ferma poco. «Per fare il mio mestiere avrei dovuto seguire dei corsi e ottenere una licenza. Non potevo permettermi un periodo senza lavorare». Così torna in Italia, e un’azienda con cui ha già collaborato le propone una trasferta a Mosca, e quindi in Azerbaijan, dove trova ad attenderla venti dipendenti da formare, e un buon stipendio, comprensivo di casa. Nonostante l’indecisione iniziale, Samanta accetta, e presto capisce che non se ne pentirà. «Ho visto cambiare la città davanti ai miei occhi. Quando sono arrivata, in pieno centro c’era un chilometro quadrato di vecchie palazzine. Ma nell’arco di sette mesi sono state abbattute e sostituite da altri edifici. Da noi ci sarebbero voluti anni, probabilmente».  E anche per quanto riguarda il lavoro, è più che  soddisfatta: «molti clienti, mi dicono semplicemente ‘fai tu’. Questo mi piace molto, in Italia è difficile che te lo chiedano».

La passione paga, ed è contagiosa. Samanta se n’è accorta quando, qualche mese fa, uno dei ragazzi azeri che ha formato, si è offerto di tagliarle i capelli.  «Ho deciso di fidarmi e ho chiuso gli occhi. Gli ho dato carta bianca. Mi ha fatto un taglio perfetto. Ho capito che aveva imparato il mestiere. È stata una gioia immensa. Perché non è una cosa scontata, incontro spesso ragazzi che si accontentano di lavorare in maniera approssimativa pur di fare soldi in fretta»

E ora il progetto è andar via dall’Azerbaijian per raggiungere il suo compagno in Turchia. E l’Italia, viene spontaneo chiedere?  «A volte mi manca, ma il futuro, la crescita, lo sviluppo sono altrove, perché da noi le tasse sono troppe».

Imprese stremate dalla crisi (e dalle banche)

 

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