«Grazie a me, i cittadini pagano meno tasse. Ma lo Stato mi commissaria»

Imu, Tasi, Tari. Le spese con cui gli italiani devono fare i conti sono talmente tante, e non sempre utili, che malumore e scetticismo dei più sono ormai un dato di fatto. Evidenti al punto da risultare, forse, scontati. Tuttavia, non sempre si riesce a passare dalla critica fine a sé stessa all’alternativa concreta, e spesso il sentimento generale si cristallizza nella pura e semplice polemica, nella chiacchiera da bar. Matteo Camiciottoli, sindaco di Pontinvrea, (850 abitanti in provincia di Savona), ha dimostrato invece che trasformare le parole in fatti è possibile … e che fa risparmiare anche un sacco di soldi.

Il primo cittadino del comune ligure è infatti riuscito nell’impresa di non far pagare ai residenti né l’Imu, né la Tasi sulla prima casa, né la Tari potenziando la raccolta differenziata, che è balzata dal 20 al 64%. «Così risparmiamo 30 mila euro all’anno e non abbiamo bisogno di chiedere altri soldi alla gente», spiega Matteo Camiciottoli. E questo ha permesso a Pontinvrea di avere un avanzo di bilancio pari a 45.000 euro su un totale di un milione.

«La prima casa è un bene intoccabile. Tassarla è incostituzionale»

Ma questo non è l’unico fronte che vede impegnato il sindaco. Il Comune prende parte infatti a una causa contro la Presidenza del Consiglio e il Ministero degli Interni che mira a dichiarare incostituzionale la tassazione della prima casa. La prima udienza è prevista per marzo a Genova.  Chi vuole partecipare può farlo scrivendo una mail all’indirizzo ripartiamoinsieme@libero.it. «Tutte le adesioni raccolte saranno inviate a Napolitano, Renzi, ai presidenti delle due Camere e a tutti i capigruppo di partito. Non mi aspetto che a Roma ne tengano conto, ma almeno abbiano chiaro che i cittadini, vessati su un bene intoccabile come la propria casa, non possono continuare a essere spremuti a livelli insostenibili».

«Accorpamento? No grazie. Meglio un consorzio di Comuni»

Intanto, a breve farà “visita” a Pontinvrea un commissario prefettizio, chiamato a far rispettare l’obbligo di unione con altri comuni vicini, allo scopo di «associare le funzioni amministrative, dall’anagrafe alla ragioneria».  La “fusione” è prevista dal Decreto Delrio, che indicava come termine ultimo per aderire il 30 dicembre scorso. Ma Matteo Camiciottoli non ci sta, e spiega perché: «le unioni consociate smontano poteri e funzioni dei paesi con problemi di gestione, risorse e costi aggiuntivi, come riferito dalla Corte dei Conti in audizione alla Camera. Il progetto viola l’articolo cinque della Costituzione. Essendo inemendabili i primi dodici punti della Carta costituzionale, i nostri legali sono pronti a ricorrere al Tar». D’altra parte, prosegue, il dubbio di molti è che l’accorpamento sia più che altro uno strumento per sottoporre, ancora una volta, il territorio al controllo della politica. Qual è quindi l’alternativa, secondo il sindaco? Consorziarsi «per offrire servizi meno cari, come mense o scuolabus».

 

 

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