«Evasione di sopravvivenza». Vittoria dell’imprenditore creditore dello Stato

I piccoli e medi imprenditori italiani lo sanno bene. Di tasse si può morire, anche letteralmente. Fortunatamente, però, la giustizia sa essere anche a “misura d’uomo”, come dimostrano alcune recenti pronunce.  L’ultima in ordine di tempo proviene dalla Cassazione che ha rovesciato una sentenza del Tribunale di Pescara. Quest’ultimo aveva disposto il sequestro dei beni di una società edile rea di non aver pagato l’IVA.
 
L’imprenditore Corrado C. ha opposto ricorso motivato. L’azienda doveva sì versare circa 200.000 euro, ma vantava crediti pregressi verso lo Stato mai riscossi.
 
«Tutti gli elementi a discarico sono stati ignorati dal Tribunale, che non ha neppure spiegato le ragioni poste a sostegno della propria decisione». Così la Cassazione.  L’imprenditore aveva percorso tutte le strade possibili per chiarire la sua posizione e risolvere la controversia ma, dall’altra parte, aveva trovato, praticamente un muro. Eppure sarebbe bastato applicare un semplice ma intuitivo principio contabile (e di buon senso). Sottrarre dai crediti dello Stato i debiti di quest’ultimo, e verificare se il risultato ha davanti il segno più o meno.